“Non è bella perché è utile, ma è utile perché è bella”
Da qualche tempo ci vediamo settimanalmente, il giovedì, in una stanza nei locali interni della nostra parrocchia, per leggere insieme i testi che ci offre la liturgia della domenica successiva non tuttavia con il solo scopo di arrivare più “preparati” alla Messa.
Piuttosto vogliamo dedicare del tempo prolungato alla Parola di Dio convinti che quella Parola è rivelazione della presenza efficace di Dio nella storia perché Dio crea la propria unione con gli uomini proprio attraverso la sua Parola: la nostra lettura insieme quindi non è un momento didattico durante il quale si trasmettono alcune nozioni, ma è luogo privilegiato in cui si realizza l’unione con il Signore, perché la comunità dei fedeli, ossia la Chiesa stessa, si fonda sulla Parola di Dio, nasce convocata dalla Parola e vive in essa; nella Parola la Chiesa, come ognuno di noi, trova “l’annuncio della propria identità, la grazia della sua conversione, il mandato della sua missione, la fonte della sua profezia, la ragione della sua speranza” (Sinodo 2008).
Anzi, aggiunge papa Francesco, la fede, per risplendere, per non essere soffocata, dev’essere nutrita costantemente dalla Parola di Dio.
Ma come?
Nell’esperienza cristiana c’è un modo di pregare la Bibbia che si chiama lectio divina: il credente legge le Scritture nella convinzione che Dio voglia comunicarsi attraverso di esse. La lectio divina ha chiare radici bibliche e un lungo esercizio monastico.
Di fatto consiste in una “lettura credente” – sosta riflessiva e ascolto orante, da soli o in gruppo – di un passo della Bibbia, accolta appunto come Parola di Dio. Nell’esperienza di meditazione e di silenzio, di contemplazione e di condivisione, la Parola diventa sorgente di grazia, dialogo orante, appello alla conversione, proposta profetica e orizzonte di speranza: non quindi puro studio tecnico ma ascolto attento e risposta appassionata.
È un modo di pregare che il credente, quando ne abbia fatta una buona esperienza guidata, può attuare anche da solo, nel quotidiano, uscendo da un tipo di preghiera più ripetitiva, devozionale, già formulata e dunque spesso monotona, incapace di vivificare.
Noi abbiamo in parte modificato lo schema classico della lectio divina – lettura del passo (lectio), riflessione su di esso (meditatio), preghiera (oratio), contemplazione estatica (contemplatio) – senza perderne la sostanza.
Così il nostro incontro si apre con un tempo di silenzio seguito dall’invocazione allo Spirito Santo e dalla lettura del testo; dopo una riflessione che aiuta a entrare nella Parola ascoltata, e una nuova più lunga pausa di silenzio, chi lo desidera condivide con gli altri pensieri riflessioni intuizioni sentimenti esperienze emozioni come propria risposta. Si conclude con la lettura, precedentemente scelta, di una parola, questa volta parola dell’uomo, come risposta comunitaria alla Parola di Dio.
E dunque gli incontri del giovedì vogliono essere un aiuto a percepire in modo più nitido quella Parola, per accoglierla meglio ed essere avviati a vivere sempre più pienamente in comunione con Dio e con i fratelli: questa esperienza di immersione nella Parola – ci è stato promesso – alla fine fa crescere la comunità parrocchiale come ognuno che vi partecipi e “non è bella perché è utile, ma è utile perché è bella” (Antoine de Saint-Exupéry).
Dio crea sempre l’unione con gli uomini e si rivela loro attraverso la sua Parola… è Lui che parla, provoca, agisce e salva (Dino Nego).