La casa Famiglia Salesia è supportata dall’associazione Casa Famiglia Salesia
Una piccola luce…
Vi racconto qualcosa di questi 4 anni e tre mesi in cui abbiamo accolto 20 tra bambine e bambini,
l’ultima proprio stamani, e con lei ora sono sette i piccoli ospiti.
Dal sogno di don Marco che aveva raccontato e comunicato nell’assemblea parrocchiale, mi pare
di Morlupo nel 2016, durante la quale si definì il percorso della carità, dopo che erano stati
riorganizzati gli ambiti liturgia e catechesi, siamo qui a raccontare che il sogno è una realtà che
ormai ha qualche anno di vita. L’ideale di don Marco e nostro era una casa famiglia inserita nella
Parrocchia, che fosse della parrocchia sentendoci noi suore membra vive della comunità di San
Saturnino. E così abbiamo cercato che fosse e che continui ad essere, e per questo ringrazio don
Marco. Mi rendo sempre più conto, però che la quotidianità della casa non ci permette di essere
più presenti, più visibili, più coinvolti nella vitalità, nei gruppi, nei pellegrinaggi…
Ma pian piano prendiamo sempre più coscienza che la maternità che esercitiamo verso questi
piccoli è una forza nascosta, ma efficace, che parla e parlerà attraverso di loro e che riflettendo a
livello spirituale, l’offerta della nostra vita con questi fratelli che soffrono, è un bene che può
beneficare tutta la comunità parrocchiale nella legge del Corpo mistico. Questo per dire che noi
suore ci sentiamo ben presenti e offriamo, preghiamo, ci interessiamo della parrocchia con affetto
e gioia sentendoci parte umile e nascosta.
Come dicevo abbiamo accolto 20 bambini, i vari municipi con cui abbiamo intessuto un rapporto,
hanno apprezzato il nostro stile di servizio e hanno continuato a chiederci di accogliere i minori in
difficoltà e di questo ringraziamo Dio che ci conferma che Lui vuole e ama quest’opera.
Cerchiamo di seguire i bambini usciti con qualche telefonata o incontro quando è possibile.
Mentre con chi è in struttura provvediamo a attuare un progetto educativo individuale elaborato
dall’equipe (suore e operatori professionali), stiamo in ascolto dei loro bisogni a volte non espliciti,
delle esigenze fisiche, relazionali, psicologiche, mediche. Ci premuriamo di essere presenti nei
gruppi dei genitori delle varie classi che frequentano, di mantenere le relazioni con i compagni
portandoli alle feste o mandandoli a casa d’altri. Ci impegniamo a far sì che abbiano quanto
necessario e secondo i loro gusti e secondo l’età. Grazie ad alcuni volontari possono uscire in
luoghi di vacanza per uno o più giorni, di divertimento, all’aria aperta…
I momenti più importanti sono l’inizio del giorno quando cerchiamo di avere tutte le cure che li
facciano sentire accuditi, il rientro da scuola impegnandoci ad essere presenti perché si sentano
sempre accolti e possano condividere il giorno trascorso durante la merenda consumata insieme.
E la sera quando si va a letto è il momento delle coccole che sono diversificate secondo l’età, dalla
coccola della ninna nanna ai piccini al solletico per i più grandicelli, alla lettura del libro o la
raccolta delle riflessioni che ogni tanto emergono sul loro vissuto così complicato e sofferto…
come l’ultima espressione di un bambino: “ma io quando uscirò da qui dove andrò?”
Noi come educatori siamo sempre in dialogo tra noi e con un supervisore che ci accompagna
quindicinalmente a lavorare su noi stessi, su quanto ci smuovono dentro le vicende e le reazioni di
questi bambini. Anche questo mettersi a nudo per lasciarci educare è faticoso, ma veramente
importante.
La vita in casa famiglia è sì faticosa, ma è veramente bella nonostante le brutture di cui veniamo a
conoscenza quando arrivano questi piccoli. È bella perché ci pone accanto ad una sofferenza alla
quale non siamo neppure degni di starle accanto.
E’ bella perché vediamo i miracoli, la crescita, i successi, i cambiamenti di cui neppure noi adulti
siamo capaci.
Infine ringraziamo tanto l’Associazione che comunque ci rende noti con le sue iniziative, che ci
dimostra quanto questi bambini stiano a cuore alla comunità, e che non siamo una realtà di
“poverini” che devono essere aiutati, ma una realtà che porta a comprendere quanto lavoro
educativo c’è da fare, di quanto sostegno alle famiglie c’è bisogno.
Ricordiamo che i volontari non sono solo quelli che vengono per aiutare direttamente la casa
famiglia, ma sono coloro che diffondono le informazioni sulle serie problematiche che portano i
bambini ad essere allontanati, che stanno attenti ai segnali di famiglie in difficoltà, che aiutano i
bambini ad accogliere questi loro compagni che già vivono il disagio… sono quelli che ci fanno
sentire la loro vicinanza con la preghiera, col pensiero, con tanti piccoli e grandi gesti di bontà.
Grazie ancora a ciascuno dei parrocchiani, noi ci siamo, ci siamo volentieri, anche a nome vostro,
voi continuate a stare al nostro fianco.
suor Tiziana insieme a suor Belita e suor Romina